È già passato un mese da quando ho visitato Praga, la capitale ceca da cui è partito il mio tour on the road di quest’estate, un tour che mi ha permesso di conoscere questa straordinaria città e quelle di Budapest e Vienna.
Praga ha avuto su di me un fascino speciale che ancora oggi non riesco a spiegare facilmente a chi mi chiede quale delle tre città io abbia preferito. Non posso dire che mi sia piaciuta più di Budapest, perché anche Budapest l’ho amata (è davvero stupenda oltre ogni aspettativa), ma con la città di Praga ho sentito una profonda sintonia a pelle. Mi ha colpita profondamente. La sua malinconia, il suo romanticismo, mi hanno stregata più di quanto abbia fatto in passato la città romantica per eccellenza, Parigi (senza togliere nulla alla straordinaria capitale francese che ho adorato).
Quello di Praga l’ho trovato un romanticismo più malinconico, più profondo, derivante probabilmente dalla storia travagliata di questa città e di questo popolo, che ha tanto lottato per l’indipendenza dopo gli anni di oppressione fascista prima e comunista dopo. È una città che da poco ha cominciato ad assaporare il significato più vero della parola libertà e si sente. Forse per questo mi hanno emozionato tanto i musicisti sul Ponte Carlo… mi è sembrato che quella musica sussurrasse la parola libertà, non con prepotenza, sottovoce, con quella timidezza di chi quasi stenta a crederci ancora…
Le sue sinagoghe, il cimitero ebraico, Nove Mesto e la famosa casa danzante, gli stupendi palazzi colorati, il castello con la bellissima Chiesa di Santo Stefano e mille altre cose rendono questa città un vero gioiellino, ma il Ponte Carlo… credo sia entrato nella mia top ten dei posti del cuore.
Vi parlerò in altri post di tutto ciò che ho visto e anche del perché ho voglia di tornare a Praga, vi racconterò cosa ho mangiato di delizioso (dandovi anche qualche consiglio), ma non avrei potuto cominciare a parlarne, senza prima provare a trascrivere le sensazioni che mi ha trasmesso. Mi sarebbe sembrato di farle un torto! Quindi per ora mi fermo qui, lasciandovi le mie impressioni a pelle.
Credo che ci siano città che si visitano e si ammirano, altre che si amano semplicemente o che ci divertono e poi ci sono quelle che “si sentono“. Come mi è capitato in passato con Lisbona, io Praga l’ho sentita. Non potrei spiegarlo altrimenti. Il Ponte Carlo al tramonto, con i musicisti e i violinisti, l’ho trovata vera e propria POESIA.
Provate a passeggiare sul ponte al calar del sole, fermatevi ad ascoltare un violista mentre osservate il Moldava che placido scorre sotto di voi illuminato dalle luci che annunciano il calar della sera e ditemi se questa non è poesia pura… io me ne sono innamorata perdutamente e in quei momenti avrei fermato il tempo, per vivere più a lungo quella sensazione di piacevole e romantica malinconia che mi ha stregata.
Cercherò di far seguire a questo dei post con qualche informazione più pratica sulla città.
Per ora vi lascio un consiglio: se potete, non perdete l’occasione di visitare la capitale ceca, ne vale davvero la pena.
Sono tornata da poco da un viaggetto che mi ha portato a scoprire tre nuove capitali europee e che mi hanno affascinato ben oltre ogni aspettativa. Dalla foto probabilmente intuirete che una di queste 3 città è la splendida capitale dell’Ungheria: Budapest.
Comincio col raccontarvi qualcosa sul suo Parlamento perché, dopo alcuni giorni che cerco di metabolizzare tutto ciò che ho visto e vissuto, non riesco a trovare da dove cominciare… come si fa a concentrare il racconto di tante bellezze e meraviglie in un solo post? Secondo me non gli si renderebbe abbastanza giustizia, quindi direi che di post ne scriverò vari, cercando di raccontarvi passo passo emozioni, curiosità e qualche utile informazione di questo viaggio in piena estate nell’Europa dell’Est.
Direi che partire da quello che è uno dei più bei palazzi tra quelli che rappresentano la capitale urgherese, possa essere una buona idea, quindi comincio col presentarvi le mie impressioni sul Parlamento di Budapest.
È davvero bello come me lo immaginavo?
Sì, la risposta è decisamente sì. È bellissimo di giorno, in cui si ha la possibilità di ammirarlo in tutti i suoi particolari, è stupendo di notte, quando viene illuminato al punto da sembrare tutto d’oro zecchino, ed è molto bello e interessante anche all’interno.
Ma andiamo per gradi!
Il Parlamento di giorno:
Visitarlo esternamente per noi è stato un po’ un trauma perché ci siamo capitati nella giornata più calda dell’anno e, dato che è davvero grande, girarlo tutto intorno per fotografarlo e guardarlo dalle varie angolazioni non è stata un’impresa semplice! Anche perché la nostra visita era prenotata per il primo pomeriggio, quindi c’era il sole che cadeva a picco (abbiamo sfiorato a Budapest i 44 gradi nella prima settimana di agosto. Vi lascio solo immaginare quanto fosse piacevole camminare sotto il sole con queste temperature!). In ogni caso, la sua bellezza ci ha ripagato di tutto il caldo sofferto per ammirarlo!
Il Parlamento di Budapest è praticamente il secondo parlamento più grande al mondo (ci han detto che è secondo solo a quello di Bucarest per dimensioni) e posso crederci perché è enorme! Io mi sono sentita una formichina quando me lo son trovato davanti!
Come noterete dalla foto era davvero tutto soleggiato… trovare un filo d’ombra sembrava un’utopia (in compenso, in tardo pomeriggio, questa stessa zona era totalmente ombreggiata!). Per scattare questa foto a ora di pranzo mi sono rifugiata sotto l’unico angoletto d’ombra che sono riuscita a trovare!
L’entrata al Parlamento è laterale. Rispetto alla foto che vedete (che ritrae la parte posteriore del palazzo) l’entrata si trova sulla destra. Ci sono delle scale da scendere e ci si trova dentro. La visita costa circa 7 euro (ovviamente si paga in fiorini ungheresi).
Alle 14.15 abbiamo trovato la possibilità di visitarlo con la guida in italiano e a noi è sembrata una scelta ottima, perché siamo stati accompagnati nelle varie stanze da una ragazza che ce le ha spiegate passo passo. Non era di madrelingua italiana ma si comprendeva perfettamente la spiegazione (magari parlassi io ungherese come lei parlava italiano!). La visita conviene prenotarla da internet. Il sito ufficiale è questo: https://www.jegymester.hu/ (ovviamente è possibile scegliere la versione del sito in inglese).
Il Parlamento non è visitabile per intero e la visita dura circa 45 minuti. È possibile fare foto all’interno tranne nella Sala della Corona, che sarebbe poi quella che dall’esterno appare come un gran cupolone! Una visita all’interno secondo me vale la pena farla… è bellissimo. Ci è stato detto che con i mattoni utilizzati per costruire il Parlamento, si sarebbe potuta costruire una piccola città. Mi è sembrata un po’ un’esagerazione, ma effettivamente, considerando la grandezza del palazzo, forse ci potrebbe anche stare. Chissà!
Altra curiosità che ci è stata raccontata è che quando han deciso di costruire il Parlamento, hanno indetto una sorta di gara. Quello che vediamo ora è il vincitore del primo posto tra i tre “primi classificati”. Il secondo e il terzo sono stati costruiti ugualmente e si trovano nella stessa piazza… con funzioni diverse ovviamente!
Se vi trovate in quella piazza e vi girate, lasciandovi alle spalle il Palazzo del Parlamento di Budapest, vi ritroverete davanti gli altri due palazzi (il secondo e il terzo classificato!). Inutile dire che sono felice abbia vinto questo perché è decisamente molto più bello!
Ci è stato spiegato anche che le bandiere che sventolano all’esterno del Parlamento sono quelle dell’Ungheria e quella che rappresenta gli Ungheresi che vivono in Transilvania (un omaggio a loro insomma).
Vi mostro qualche foto dell’interno, giusto per darvi un’idea di com’è. Ovviamente mancano quelle della sala della corona, perché, come accennavo, era proibito scattar foto lì.
Ci sono 3 o 4 orari per visitare il Parlamento con la guida in italiano, però ovviamente sono soggetti a disponibilità, quindi prima si prenota più scelta si ha sull’orario. Quando abbiamo prenotato noi era rimasta la disponibilità solo per ora di pranzo.
Il Parlamento di notte:
Per quanto riguarda la versione del Parlamento by night i modi migliori che ho sperimentato per apprezzarlo in tutta la sua bellezza sono 2:
“La vita è quello che decidiamo di farne.
I viaggi sono i viaggiatori.
Ciò che vediamo non è ciò che vediamo,
ma ciò che siamo”.
(F. Pessoa)
Quest’anno sto organizzando di trascorrere il mio compleanno in una capitale europea. Inevitabile quindi che i miei pensieri ritornino a un’altra capitale, a un altro compleanno. Era agosto del 2012 e scelsi di trascorrere il mio “giorno speciale” a Lisbona, la stupenda capitale del Portogallo (una delle tappe del famoso on the road fatto da nord a sud in bus).
Da tempo mi chiedo perché racconto di tanti viaggi ma non mi sono ancora soffermata a parlare di Lei, una città che mi è rimasta particolarmente nel cuore e che considero davvero speciale. Ho provato a darmi varie spiegazioni e – alla fine – sono giunta alla conclusione che sia proprio perché per me è speciale. Faccio fatica a raccontarla perché Lisbona non l’ho solo visitata, l’ho vissuta, sentita sulla pelle… come tutto il Portogallo del resto.
Ho sognato per anni un viaggio in Portogallo, da quando (a 19 anni) scelsi di studiare portoghese all’università, ma sono riuscita a farlo solo più di 10 anni dopo, per una ragione o un’altra. Quello per il Portogallo è stato un amore nato gradualmente, ma che piano piano si è insinuato sotto pelle, fino a radicarsi nel profondo.
La Spagna l’ho sempre amata, invece il Portogallo è stato un amore da adulta, che è maturato mano mano che la storia e la cultura di questo straordinario popolo di navigatori prendeva posto nel mio cuore.
Os Lusíadas di Camões, (il poema epico che narra le grandi gesta dei navigatori portoghesi), le poesie del mio amato Pessoa, la famosa saudade o la struggente musica del Fado… tutte cose che non potevano non far breccia in un animo romantico e tormentato come il mio.
Un popolo tanto legato al mare, che è riuscito a inventare una parola “intraducibile” come Saudade, la famosa “presenza dell’assenza“, la profonda nostalgia di qualcosa che è assente ma presente nel ricordo. Come si fa a non amare una tale immagine poetica?? (Tra l’altro, da traduttrice, con una parola del genere ci vado a nozze!).
Un popolo coraggioso, che stretto dalla potenza della Spagna da un lato, ha saputo guardare oltre, verso l’oceano, sfruttando le proprie potenzialità per brillare di luce propria. Paese di esploratori, di viaggiatori, di coraggiosi avventurieri che si son presi le loro soddisfazioni con tenacia e determinazione. No, non avrei potuto non amarlo.
Ho visto a Lisbona tutto ciò che qualunque guida comune avrebbe segnalato, ma ho lasciato anche libero sfogo alle sensazioni, per provare a sentire sulla pelle un luogo tanto ricco di storia e fascino.
Ora però vi mostro un po’ di foto perché, se continuo di questo passo, mi lascio prender troppo la mano e non mi fermo più!!!
Nella stupenda capitale lusitana (dopo una lunghissima fila sotto il sole!) ho fatto il classico giro sul mitico tram 28, che si insinua in stradine strettissime in discesa e in salita e che sembra si diverta a sfidare la sorte perché, a una prima occhiata, mai si direbbe che in quei vicoli così stretti possa passarci qualcosa di un po’ più grosso di una macchina!
Straordinario il paesaggio di Lisbona che si gode dall’alto, salendo verso l’Alfama e sul Castello di São Jorge.
Ma anche quello che si può godere dal Mirador de Santa Justa che mi ha mostrato un altro volto di Lisbona dall’alto.
L’ho guardata da tante prospettive, di giorno e di notte, e più la osservavo, più me ne innamoravo…
Ho visitato lo straordinario Monastero dos Jerónimos e assaggiato i famosissimi Pasteis de Belém (una delizia di cui ho fatto scorpacciate durante tutta la mia permanenza nella capitale lusitana!).
Inutile dire che il monastero è stupendo fuori e dentro…
Sono salita sulla Torre di Belém (ricordo che allora era gratuita di domenica).
Una volta salita, da fanatica di foto, ho cominciato a scattarne da ogni prospettiva possibile! Trovo che la Torre di Belém abbia un qualcosa della Torre dell’Oro di Siviglia, ma tra le due torri ho preferito quella di Lisbona, mi ha emozionata di più.
A poca distanza dalla Torre de Belém sempre sulle rive del fiume Tago (rio Tejo come lo chiamano lì) si trova il Monumento delle Scoperte. Mi sono sentita davvero minuscola davanti a quest’altro colosso!
Ho cenato in un ristorantino di pesce, in un’atmosfera estremamente allegra nel centro della città. Ho ascoltato un piccolo violinista di circa 10 anni suonare da vero artista e, attraversato l’Arco che collega la rua Augusta alla Praça do Comércio, mi son seduta sul molo, al lato opposto della piazza, ad ascoltare il rumore del mare di notte.
Mi sono emozionata ad ascoltare artisti di strada suonare il fado tra le mura del castello di São Jorge…
Ho girato la città in cerca della famosa statua di Pessoa fuori al bar la Brasileira, per il solo gusto di fargli una foto. Lo so, è solo una statua… ma Pessoa è Pessoa, anche quando è solo una statua di pietra!
Ho ammirato São Jorge di notte…
Mi son persa tra le strade della città, lasciandomi cullare dalla sua magia.
Mi sono divertita a visitare l’Oceanario, che è enorme e paragonabile solo all’Acquario di Genova a mio parere.
“Canto l’arme e i famosi cavalieri
Che sciolsero dal Tago armati legni,
E soldati magnanimi e nocchieri
Solcaro novi mar, fondaro regni,
E sott’astri d’incogniti emisferi,
Ciò che non era ardir d’umani ingegni,
Vinser nembi e procelle, e vider lieti
Correre l’aureo Gange in seno a Teti…”
(Intro Lusiadas – Camoes)
Come è facile notare dalla data sulla foto dell’acquedotto, anche Segovia appartiene a ricordi di viaggi abbastanza lontani nel tempo. Torniamo indietro al 2008 per essere precisi.
Visitai questa città mentre ero in vacanza alcuni giorni a Madrid e mi impressionarono tre cose più di tutte: l’Acquedotto romano, la Cattedrale e il Castello. Mi fu possibile arrivarci facilmente perché Segovia è a circa un’ora dalla capitale spagnola, quindi perfettamente raggiungibile in una gita di un giorno, così come la stupenda città di Toledo (di cui prima o poi vi parlerò).
Oggi vi porto con me, in questo viaggio nei ricordi, a conoscere i 3 gioielli di Segovia.
1 – L’Acquedotto di Segovia raggiunge il suo punto più alto a piazza Azoguejo ed è conservato davvero benissimo. Ha trasportato acqua se ben ricordo fino a poco tempo fa ed è tra quelli di origine romana conservati meglio in tutta la penisola iberica. Viene chiamato anche Ponte del Diavolo perché, secondo una leggenda, fu il diavolo in persona a costruirlo in una sola notte, per guadagnarsi l’anima di una donna con cui aveva fatto un patto. Leggenda dice che non ci riuscì, perché l’ultima pietra fu posata dopo il canto del gallo, quindi l’anima della donna fu salva!
L’Acquedotto di Segovia è il simbolo della città, al punto da essere disegnato anche sullo stemma cittadino.
2 – La seconda bellezza di Segovia (solo per una questione sequenziale e non per bellezza) è la sua Cattedrale. Ricordo che fu la prima cosa che ho potuto scorgere a distanza al mio arrivo in città! Subito mi impressionò per la sua forma e la sua eleganza. Sembra sia una delle ultime Cattedrali gotiche in Spagna e che, per la sua eleganza, sia anche stata denominata la Signora delle Cattedrali. A me è piaciuta tantissimo, ma vi lascio una foto, così giudicate voi stessi. Son foto un po’ vecchiotte, ma spero rendano ugualmente l’idea!
3 – L’Alcazar di Segovia è uno dei castelli più belli che abbia mai visto (se avete letto l’articolo sulla mia top ten dei Castelli da visitare in Europa lo saprete già!). Purtroppo ho potuto vederlo solo da fuori perché quando arrivai era chiuso (ero ancora un po’ una viaggiatrice inesperta allora e non avevo controllato gli orari di apertura!). È da allora che mi ripropongo di tornarci prima o poi, perché una meraviglia così fuori, vale una visita all’interno sicuramente! Qualcuno di voi c’è stato e sa dirmi dentro com’è?
In ogni caso, esternamente è, insieme al Castello di Neuschwanstein in Baviera (di cui vi parlo sempre in quell’articolo lì), il mio prototipo di castello dei sogni! Quello che immagino quando penso alle fiabe che leggevo da bambina. Sembra che effettivamente la Disney lo abbia utilizzato come modello in alcuni film, anche se non so dirvi quali sinceramente. Fatto sta che è uno spettacolo per gli occhi! Purtroppo non ho molte foto perché riuscii a farne pochine, ma vi mostro qualche particolare…
Sinceramente per me Segovia fu una scoperta! Non pensavo che potesse nascondere così tanti tesori e, se dovessi consigliarla a qualcuno, lo farei a occhi chiusi. Il Castello, la Cattedrale e l’Acquedotto sono tre ottimi motivi per visitarla e, se ve ne dovesse servire uno in più, per gli amanti della carne, consiglio il maialino arrosto tipico della città (chiamato cochinillo), è una delizia!
Vi saluto regalandovi ancora qualche foto di questa graziosissima città!
Queste giornate caldissime di inizio estate mi fanno ripensare a due giorni trascorsi da sola a Saragozza 2 anni fa (nella primavera del 2015), in cui il clima era decisamente afoso.
Ero appena tornata da un weekend a Valencia con un’amica ed avevo ancora voglia di gironzolare, quindi – tornata a casa – mi misi a studiare la cartina per capire quale altro posto fosse raggiungibile facilmente con un bus da Barcellona. Lo sguardo cadde immediatamente su Saragozza (Zaragoza come la chiamano qui in Spagna). Provai a guardare i prezzi del biglietto e trovai un’ottima occasione in settimana, grazie alla quale con 10 euro compravo il biglietto di andata e ritorno Barcelona – Zaragoza. Di solito costa di più ma spesso queste compagnie vendono un tot di biglietti in offerta quindi se si ha la fortuna di beccare il giorno in cui ce n’è ancora qualcuno disponibile si viaggia davvero con poco (io presi un bus dell’ALSA).
Ci pensai un po’ (neanche troppo in verità!) e comprai il biglietto nei giorni della settimana in cui ero libera a lavoro. Mal che vada ci avrei perso 10 euro! Un compromesso accettabile per cogliere l’occasione al volo.
In realtà avevo titubato qualche istante perché in settimana ci sarei dovuta andar da sola, ma – in fondo – sono partita per vivere da sola due volte, la prima in Italia e la seconda per l’estero quindi, perché farmi il problema nel prenotare un week end da sola?
Questi furono i pensieri che mi affollarono la mente in quei pochi minuti. Ovviamente comprai ugualmente il biglietto, prenotai una stanzetta in un hotel che potevo disdire fino all’ultimo momento e ricordai a me stessa che avevo tempo per pensarci fino alla fine… intanto le occasioni vanno colte al volo! Ovviamente poi ci andai, perché io sono così… mi faccio prendere da stupide paure a volte, ma poi – se una cosa ho voglia di farla – le paure le combatto sempre. Per fortuna direi! Perché da queste esperienze ne viene sempre qualcosa di bello, anche quando si viaggia da soli… anzi, a volte viaggiare da soli rende il viaggio “diverso”. Non più bello o più brutto del farlo in compagnia ma, come ho detto, diverso! Si viaggia in compagnia di sé stessi e l’esperienza non può che essere differente e interessante. 🙂
Ma torniamo a Saragozza! Comprai la mia bella guida e, il giorno stabilito, andai a prendere il bus che mi avrebbe portato lì in circa 3 ore (più o meno lo stesso tempo che ci avevo messo per arrivare da Barcelona a Valencia). Approfittai del viaggio per studiarmi un po’ la guida e organizzare i miei due giorni di visita alla città.
Arrivata alla stazione dei treni di Saragozza (il bus arrivò lì), mi avviai verso il centro a piedi, in modo da passare davanti al castello dell’Aljafería (avevo notato che era di strada). Effettivamente in dieci minuti circa a piedi arrivai al castello.
Zaino in spalla, ho iniziato a girargli intorno cominciando a scattare delle foto, con l’intenzione poi di avvicinarmi e capire se era possibile entrare e in che orari era visitabile (per valutare se passare prima in albergo o visitarlo subito). Sinceramente non ricordo il motivo, ma quel giorno non era possibile entrare, quindi mi organizzai per tornarci il giorno successivo, decidendo di dedicare la prima giornata a visitare il centro.
Mi rimisi in marcia intenzionata ad andare a posare lo zaino in albergo per girare più leggera. Nell’avvicinarmi al centro passai davanti all’Arena de Toros de Zaragoza. Non entrai ma scattai qualche foto, perché esternamente la trovai molto bella.
Avevo scelto un alberghetto non lontano dalla piazza della Basilca del Pilar e ci misi non più di una mezz’oretta a piedi per arrivarci. Posai lo zaino in hotel e riscesi quasi subito, desiderosa di scoprire la famosa Basilica.
Mi concessi giusto un gelato per pranzo strada facendo (era una giornata afosissima!) e poi mi diressi a destinazione. La piazza era quasi deserta a quell’ora col sole a picco (era più o meno ora di pranzo) e ne approfittai per scattare delle foto senza folla intorno.
La Basilica del Pilar occupa una buona parte della grande piazza ed è davvero enorme, più di quanto le foto possano mostrare. Feci prima un giro della piazza e dopo entrai a visitare la Basilica, che merita decisamente.
La piazza è molto originale, perché dal lato opposto a quello dove si trova la Basilica del Pilar, c’è una fontana che ha la forma di una lastra di ghiaccio (mi ha fatto pensare al film di animazione dell’Era glaciale, al punto che la mia fervida immaginazione non si sarebbe meravigliata di veder spuntare il simpatico scoiattolo che rincorreva la ghianda!). 😀
Non vi dico, con il caldo che faceva, che voglia avevo di tuffarmi dentro a quella fontana!
La prospettiva della piazza, voltandomi verso la Basilica e lasciandomi alle spalle la fontana, faceva un certo effetto. Anche perché la riproduzione dell’idea di ghiaccio spaccato continuava anche sul pavimento. Ammetto che l’immagine mi è piaciuta moltissimo.
Da questa prospettiva, si ha un’idea un po’ più chiara di quanto fosse grande la piazza in lunghezza.
Quella che si vede sulla sinistra nella foto è ovviamente la Basilica del Pilar, quella che invece appare sullo sfondo davanti è la Cattedrale del Salvatore (chiamata anche la Seo). Alle spalle della fontana invece, è possibile vedere un pezzo di muraglia romana e, in fondo, il mercato coperto.
Fondamentalmente il centro non è grandissimo ed è molto concentrato (a parte l’Aljafería che è un po’ dislocata).
Altra cosa degna di nota è la facciata laterale della Cattedrale del Salvatore. Se vi trovate in quella piazza, girate intorno alla Seo, altrimenti vi perdete la parete laterale… io l’ho trovata molto bella.
Tra l’altro, da dietro la Seo, si arriva ad un ponte dal quale è possibile fare delle belle foto della Basilica con il fiume Ebro davanti.
Il secondo giorno, lo dedicai alla visita dell’Aljafería che, insieme alla Basilica del Pilar, è stata la cosa più bella che ho visto a Saragozza. I porticati interni sono davvero bellissimi. Anche perché, due anni fa, non avevo ancora visitato l’Andalusia quindi era il mio primo contatto “ravvicinato” con la straordinaria arte di origine araba.
Terminata la visita all’Aljafería, continuai a girovagare un po’ per la città senza una meta precisa e poi mi avviai verso la stazione, dove mi attendeva il bus che mi avrebbe riportato in serata a Barcellona. Tornai a casa decisamente stanca ma soddisfatta, soprattutto per non essermi fatta fermare all’idea di girare da sola… avrei perso l’occasione di vedere una città davvero graziosa, per una paura senza vero fondamento. Indubbiamente è bellissimo viaggiare in compagnia, ma se non si può, ogni tanto un viaggetto da soli non fa affatto male.
Una delle ragioni che ha reso Berna graziosissima ai miei occhi è stato vederla incorniciata dal fiume Aar. L’immagine era decisamente poetica.
L’ho visitata durante uno dei miei On The Road dai ritmi un po’ folli, qualche inverno fa (nel 2014 per l’esattezza). Siamo partiti in auto dall’Italia un venerdì e tornati la domenica sera, dopo aver visitato oltre a Berna, anche Zurigo e Lucerna (ma di queste ultime vi racconterò in un altro momento magari). 🙂
Berna è stata una piacevole sorpresa. Anche perché si è rivelata una capitale un po’ diversa dalle altre che ho visitato. Quando ne visito una, di solito, immagino una città piena di caos (per quanto in alcune di esse sia un caos decisamente organizzato), o almeno una città un po’ frenetica in quanto centro nevralgico del Paese.
Berna, invece, mi ha dato la sensazione opposta, al punto che uno dei primi aggettivi che mi viene in mente per definirla è silenziosa (cosa che non assocerei mai a una capitale!). Il mio definirla silenziosa non è in senso negativo, anzi! È pìacevolmente silenziosa, ha un’atmosfera che mi è sembrata quasi surreale per essere la capitale della Svizzera. Paragonandola a Zurigo, per esempio, Berna mi è sembrata la sorellina tranquilla.
È graziosissimo passeggiare per il centro e vedere tanti filobus che ti passano accanto senza fare il minimo rumore (tanto che se non si sta attenti non li si sente nemmeno arrivare!). A terra, in pieno centro, le strade sono un affascinante intreccio di rotaie basse. I filobus si incrociano in un sincronismo perfetto che mi ha affascinata da morire!
Mi sono fermata più di una volta ad osservarli: sembrano gli ingranaggi perfetti di un orologio svizzero. 😀
Un’altra cosa particolarissima del centro storico di Berna sono i locali e i negozi del sottosuolo. In pratica, passeggiando per la via principale, attraversata dai porticati che portano alla famosa Torre dell’Orologio, a destra e a sinistra della strada, i negozi sono su due differenti livelli. Ci sono quelli ad altezza normale e quelli che sono ubicati in una sorta di scantinati. In pratica, ad ogni numero civico, c’è il negozio di sopra e quello di sotto, che non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro (in realtà non so come funzionino i numeri civici ma spero di render l’idea!).
Quando sono chiusi, senza saperlo, si potrebbe supporre che siano cantine… invece quando aprono le ante, compaiono delle scale che portano all’entrata del negozio o del bar (a seconda dei casi). È come un mondo sotterraneo che esce allo scoperto all’improvviso! Non avevo mai visto una cosa così! Ce ne sono tanti lungo la strada.
Un altro particolare che attira l’attenzione lungo la passeggiata verso la Zytglogge (la torre dell’orologio), sono le fontane rinascimentali (i filobus ci passano accanto perché sono al centro della strada spesso).
Sono tutte diverse perché cambia la figura allegorica protagonista di ciascuna di esse. La più famosa è quella che ritrae un orco che mangia bambini (si trova dopo la torre dell’orologio, andando verso destra, se la memoria mi assiste!). In ogni caso, sono tutte molto particolari.
La famosa Torre dell’Orologio è bassina ma totalmente in sintonia con il centro della città secondo me (non la immagino una torre troppo alta lì). Mi è piaciuto molto.
Dimenticavo… Berna è chiamata la città degli orsi (se ne trovano riproduzioni un po’ ovunque in città), perché, secondo una leggenda, il fondatore della città uccise un orso vicino al fiume, proprio dove ancor oggi sorge la città di Berna.
Il nome Bern sembra derivi infatti dalla parola Bär, ovvero orso. L’orso è raffigurato perfino sullo stemma cittadino. All’inizio del centro storico, prima di addentrarvisi, vi è una “fossa” dove in teoria vive una famiglia di orsi. Io non li ho visti (probabilmente erano nascosti da qualche parte).
Sembra che in passato gli orsi venissero allevati come portafortuna durante le guerre. Per questa ragione fu costruito una sorta di alloggio per ospitarli, che col tempo è diventato la famosa fossa degli orsi, che si trova proprio accanto a uno dei ponti più antichi di Berna, il Nydeggbrücke.
Un appunto pratico. Ricordo che la macchina andava parcheggiata fuori dal centro storico ma il parcheggio aveva un limite di tempo. Noi a metà visita fummo costretti a rifarci tutto il centro per comprare un nuovo biglietto e continuare a girare… una cosa decisamente poco comoda! Non so se è ancora così, ma in quel caso consiglierei di trovare un modo per lasciare la macchina più lontana dal centro e prendere un mezzo di trasporto che vi porti nel centro storico (tanto funzionano benissimo da quel che ricordo!).
Da un po’ di tempo penso di postare qualcosa sull’Italia e sui tanti graziosissimi posti che ho visitato. Solo che, ultimamente, quando torno in Italia lo faccio per far visita alla famiglia, quindi, quelli che ho fatto nel nostro stupendo Paese, sono viaggi un po’ lontani nel tempo e i ricordi purtroppo sbiadiscono…
È anche vero però che le sensazioni restano, così come restano dei ricordi anche se vaghi e, soprattutto, restano delle fotografie.
Ho girato molto anche l’Italia e sarebbe un peccato non condividere un po’ dei miei ricordi vissuti lì prima di espatriare. Quindi, ho deciso che di tanto in tanto pubblicherò degli scatti di luoghi dell’Italia che ho visitato, accompagnati da quanche ricordo. Non saranno racconti dettagliatissimi magari, ma faranno comunque onore al nostro bel Paese, che ne ha tante di meraviglie da mostrare.
Oggi comincio con qualche scatto da un posticino dove più volte son tornata quando vivevo a Reggio Emilia, un borgo che considero davvero speciale: Grazzano Visconti.
Si tratta di un borghetto medievale che, se ben ricordo (ma non ci metterei la mano sul fuoco) non è reale, nel senso che è stato costruito in un’epoca successiva. In ogni caso, seppure non lo fosse, l’idea la da perfettamente.
A Grazzano si respira decisamente un’atmosfera fuori dal tempo!
È un posto che sembra uscito da una fiaba o da un racconto Fantasy medievale (e io adoro il fantasy, i castelli, i draghi, il medioevo e tutto ciò che gli gira intorno).
Molti negozietti lì vendono fate, draghi, folletti e tutto quello che può richiamare il mondo fantasy medievale, comprese spade e archi con frecce. Insomma un posto in cui per un po’ ci si allontana dalla realtà e ci si immerge in una sorta di fiaba.
A Grazzano Visconti c’è anche un castello, che purtroppo non sono mai riuscita a visitare dentro. Non mi sono mai trovata lì all’orario giusto. Se volete visitarlo, vi consiglio di dare un’occhiata al loro sito web.
Il borgetto di Grazzano Visconti si trova in provincia di Piacenza, in Emilia Romagna, quindi, se vi trovate da quelle parti e non l’avete fatto già, io una visitina ve la consiglierei… anche perché è piccino, quindi a meno che non vogliate trattenervi a mangiare in una trattoria e godervi un momento fuori dal tempo, se siete di passaggio, non ci mettete moltissimo a girarlo.
Io lo adoro… si vede? 😀
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