Mi ero ripromessa di parlare di Bruges e Gand nell’articolo su Bruxelles e il Belgio, ma solo ora, dopo circa un anno, mi son decisa a farlo. Come sempre attendo che l’ispirazione venga istintiva, senza forzature, nel totale spirito di questo Blog.
Oggi un po’ di influenza e una giornata libera e particolarmente fredda, mi han portato a rinchiudermi in casa al calduccio e tornare con i ricordi a questo viaggio, che risale giusto ad un annetto fa. Mi sono persa nelle fotografie e da lì è nato il desiderio di condividere un po’ di sensazioni legate a quel weekend in Belgio.
Come già accennato nell’altro post, la scoperta di questo paese si è rivelata una sorpresa. Fu una scelta fatta senza troppe aspettative che mi ha dato invece la possibilità di conoscere posti che mi son rimasti particolarmente nel cuore. Bruxelles fu una scoperta, ma, i ricordi a cui sono particolarmente legata quando ripenso a quel viaggio, sono legati in particolar modo a Gand e Bruges, che abbiamo raggiunto in treno direttamente da Bruxelles. Due posti ricchi di vera e propria magia.
Nota pratica: Bruxelles e Bruges sono distanti tra loro circa un’oretta di treno. Gand è a circa metà strada tra le due.
Quando penso a Bruges, la prima cosa che mi ritorna in mente sono i suoi canali, quell’atmosfera grigia che si sposava alla perfezione con l’ambiente circostante, le casette color mattone, quell’atmosfera lenta e silenziosa che sembrava catapuntarti in una fiaba. Il tempo dava l’impressione di esser totalmente fermo o di scorrere ad un ritmo lento, tutto suo.
Ho visitato più di una città attraversata dai canali, ma Bruges ha una magia tutta sua. Forse per i suoi colori, per il grigiore e la nebbiolina, per la forma e il colore delle case, per la serenità che vi si respira… non so spiegarlo. Se ci ripenso sento ancora la sensazione speciale che mi ha trasmesso. Riesco a riviverla attraverso ricordi senza difficoltà, come se fosse passato un solo giorno.
L’ho girata con calma perché è una piccola cittadina, eppure è uno di quei posti in cui ritornerei ancora, anche solo per riprovare la sua atmosfera e scattare altre foto, ad ogni angolo, ogni scorcio. Mi piacerebbe godermi la lettura di un libro seduta sull’erba, davanti a un canale e lasciarmi cullare da quel senso di malinconia che la circonda e la rende speciale.
L’albergo in cui ho alloggiato aveva la finestra proprio davanti a un canale, ad un’altezza che dava l’impressione di essere a pelo d’acqua (effettivamente si apriva appena sopra al livello dell’acqua). Purtroppo non ricordo il nome dell’albergo, ma ho notato che ce n’erano vari su questo stile.
Il risveglio è stato una meraviglia. C’erano delle oche che nuotavano proprio davanti alla finestra, l’acqua del canale era calmissima, poco più in là si scorgeva un ponticello con dei ciclisti che lo attraversavano lentamente. Sembrava un quadro d’autore.
Il mio pensiero di quel mattino fu: “Mi sono svegliata in una fiaba”.
Bruges non è solo canali e romanticismo, ma anche storia e forse è proprio l’unione queste cose che l’ha resa ai miei occhi così affascinante. La Piazza del Mercato è un gioiellino e, osservandola con un po’ di immaginazione, si può tornare indietro nel tempo e rivederla pullulante di vita e piena di mercanti e gente pronta a comprare e vendere.
Oggi è piena di turisti, ma io son riuscita a immaginarla come poteva essere al tempo…
Unico rimpianto è non essere riuscita a visitare il Museo che si trova proprio in quella piazza. L’ho notato quando ormai mi toccava andar via. Ecco un motivo in più per tornare a Bruges.
Quella della foto che vi mostro ora, invece, era una stradina che portava alla Piazza del Mercato.
Un solo appunto: se volete cenare, entrate in un ristorante non più tardi delle 20.00. Almeno a Febbraio, provare a cenare alle 21.00 fu un’impresa. Cucine già tutte chiuse! Non me lo aspettavo, essendo Bruges una cittadina piena di turisti, ma non ci fu modo di riuscire a mangiare se non in un Fast food purtroppo.
Bruges si presta perfettamente alle foto. Era impossibile tenere a bada la voglia di fotografare ogni angolino, ogni scorcio… è una meraviglia per gli occhi!
Gand è apparentemente meno conosciuta di Bruges, ma è altrettanto un gioiellino, se non di più, perché è anche meno affollata di turisti. Anche lì, con la macchina fotografica tra le mani, mi sono sentita una bambina al luna park… non sapevo dove guardare e cosa fotografare. Un’altra cittadina piena di incanto che mi ha riempito gli occhi di meraviglia.
Non mi aspettavo che Gand fosse così bella quindi non ho calcolato bene i tempi ma, se riesco a tornarci, voglio avere il tempo di visitarne il castello, che ho trovato purtroppo chiuso all’arrivo in città.
Gand è stata una tappa improvvisata tra Bruxelles e Bruges, quindi ci ho passato solo un pomeriggio. Il castello a quell’ora si poteva guardare solo da fuori. Se avessi saputo che era così bella, avrei provato ad anticipare un po’ i tempi… ma in fondo, in un week end lungo, era difficile far di più. Un altro ottimo motivo per tornare in Belgio!
Anche a Gand c’erano dei canali, ma la cittadina è diversa da Bruges. Tutto è concentrato nel centro ma, è così piena di cose belle, che io camminavo a naso in su senza sapere dove guardare! Forse proprio perché non me l’aspettavo, mi ha sorpresa ancora di più. Le due cittadine sono dei gioiellini, ricchi di storia e di magia, ma le sensazioni che mi hanno trasmesso sono differenti.
Di certo entrambe sono entrate a pieno titolo nei miei posti del cuore.
Un’ultima cosa: se vi piacciono i libri storici in stile “La Cattedrale del Mare” o “I Pilastri della terra” e volete immergervi nell’atmosfera del Belgio dei tempi dei mercanti, vi consiglio un libro intitolato “Il maestro della luce“. Leggerlo a distanza di alcuni mesi dal ritorno dal Belgio, mi ha fatto rivivere quei posti, catapultandomi nell’atmosfera del tempo e regalando ai miei ricordi di quel viaggio qualcosa di ancora più speciale.
Il weekend lungo in Belgio è stata una scelta di cuore e, soprattutto, una scelta low-cost, dettata dalla necessità di viaggiare contenendo i costi. Come meta si è rivelata però una sorpresa e ha superato ogni aspettativa. Quindi, più che farvi un elenco scarno su cosa vedere, vi racconterò alcune delle ragioni per cui Bruxelles e il Belgio in generale, mi hanno sorpresa! Prima però, vi racconto esattamente perché la scelta è ricaduta su Bruxelles questa volta.
Come vi ho accennato, questo viaggio è stato in primis una scelta di cuore.
Immaginatevi due persone che si amano e che, per i casi della vita, al momento, si trovino a vivere in due Paesi diversi, a distanza di moltissimi km. Immaginate che, queste due persone, con tanta caparbietà e determinazione portino avanti la loro storia da tanti anni e che, in nome di ciò, stiano sopportando la temporanea distanza e che, per riuscire a farlo, spendano un bel po’ di soldini fissi, una volta al mese, per sostenere il viaggio Italia – Spagna o viceversa (in alta stagione a volte arriva anche a 300 euro un week end andata e ritorno).
A questo punto, immaginate che, una delle due persone adori tanto viaggiare (una a caso eh!) e che se le inventi di tutti colori pur di vedere posti nuovi.
Ecco, così è partorita l’idea:
“Se invece di vederci da me o da te, ci vedessimo in un terzo posto X, economico, e con i soldi risparmiati sul viaggio pagassimo l’albergo? Questo ci permetterebbe di vedere un posto nuovo spendendo dei soldi che avremmo speso ugualmente solo per vederci!”.
Ecco come la mia mente malata ha partorito l’idea di cercare la meta più economica, in un paese non ancora visitato, e incontrarci direttamente lì! Il resto lo ha fatto skyscanner, che – come meta più economica per quelle date – suggeriva Bruxelles (40 euro andata e ritorno).
E, siccome quando un’idea mi si insinua nella mente è difficile che la molli, lo abbiamo fatto davvero! Ed eccoci qui! In questa foto eravamo a Gand (o Gent se vi piace di più).
Di Gand vi parlerò con calma però, perché se ci penso, ancora mi emoziona, e devo assolutamente dedicargli un post a parte!!!
Fatta questa premessa, capirete che la meta è stata scelta per convenienza economica. Per quanto volessi comunque vedere prima o poi il Belgio, non era in cima alla mia wish list, ma forse è stato un bene perché si è rivelato una vera e propria sorpresa inaspettata!
A questo punto, è arrivato il momento di spiegarvi in cosa mi ha sorpreso questo Paese e perché sono tornata super entusiasta dal week-end belga.
1 – Non è vero che non c’è niente da vedere
Una delle idee con cui eravamo partiti alla volta di Bruxelles è che non ci fosse molto da vedere (ragione per cui mi sono organizzata per fare anche tappa a Gand e Bruges). Niente di più falso… alla fine ci siamo resi conto che, anche 3 giorni interi a Bruxelles, ci avrebbero comunque tenuti impegnati pienamente, se avessimo voluto scoprirla per bene e visitarla con attenzione.
Oltre al fatto che è ricca di musei interessanti e particolari, come quello di Scienze naturali (dove c’è una bellissima sezione dedicata solo alle tantissime specie di dinosauri), il museo dei fumetti, il Museo impressionista di Magritte, il museo del cioccolato (il Belgio è la patria del cioccolato e delle praline), ha molte cose che, se avessimo avuto più tempo, avremmo visitato con piacere.
Non sono minimamente pentita di aver tolto del tempo a Bruxelles per vedere Bruges e Gand perché sono due posti che mi sono rimasti davvero nel cuore, ma confermo che a Bruxelles, anche trascorrendoci tre giorni pieni, non ci saremmo annoiati (ovviamente dipende anche dai gusti. Noi avevamo abbastanza pane per i nostri denti).
Un’altra cosa che avremmo fatto con piacere, se avessimo avuto più tempo, è una caccia al tesoro per scovare tutti i murales della città (essendo la patria anche del fumetto ce ne sono tantissimi!). Se passate all’ufficio del turismo e chiedete informazioni a riguardo vi danno una mappa in cui sono indicati tutti i punti in cui potete trovarli! Noi siamo riusciti a vederne giusto qualcuno perché ce lo siamo trovati davanti passeggiando per il centro ma, seguendo le indicazioni, si potrebbe passare piacevolmente il tempo a scovarli (anche perché quasi sempre sono dietro ai palazzi, quindi, senza sapere dove sono, ci si potrebbe passarci a pochi passi e non vederli).
Insomma, la caccia ai murales è una cosa simpatica da fare a Bruxelles, ancora di più se girate con dei bambini al seguito, secondo me!
2 – La gentilezza delle persone
Un’altra cosa che mi ha sorpreso di Bruxelles è stata l’estrema gentilezza e disponibilità delle persone del posto. Non che pensassi di trovare delle persone scontrose, ma ho sempre associato mentalmente ai paesi freddi un modo di fare un po’ più distaccato e freddo (probabilmente sbagliando alla grande). Nel caso dei belgi mi sono ricreduta totalmente e ho avuto l’ennesima dimostrazione di quanto i luoghi comuni spesso lascino davvero il tempo che trovano (una delle cose meravigliose che ti insegna viaggiare: non credere a nulla che non vedi con i tuoi occhi. Il mondo è molto più vario di quanto le etichette che si mettono a cose e persone possano mostrare. Bisogna lasciarsi sorprendere ed essere disposti a stravolgere qualunque idea, per farsene continuamente di nuove).
Ma torniamo al popolo Belga che è entrato, a pieno diritto, tra i miei preferiti in assoluto, per cordialità e disponibilità.
In soli tre giorni ci hanno fermato per ben 4 o 5 volte per chiedere se avevamo bisogno di aiuto in qualcosa. Appena ci vedevano minimamente perplessi, si avvicinavano e ci chiedevano “Can I help you?”. Dopo la terza/quarta volta che ci è capitato ci siamo guardati increduli l’un l’altro con un gran sorriso sul viso chiedendoci: “Ma davvero ci ha quasi rincorsi per aiutarci?”. Che bello essere sorpresi così!
Posso capire la cordialità quando chiedi informazioni, ma addirittura si avvicinavano senza che chiedessimo aiuto, con una disponibilità che ci ha lasciati a bocca aperta (vi dico solo che ci hanno perfino prestato un telefono volontariamente per farci fare una telefonata dal numero belga per semplificarci la vita).
Insomma, dopo l’esperienza a Praga e Budapest, dove effettivamente abbiamo trovato un’atteggiamento totalmente opposto, in Belgio ci hanno sorpreso. Persone simpaticissime e gentilissime!
Tra l’altro, il venditore di una specie di caramelle buonissime che abbiamo assaggiato a Gand (quello del negozio di questa foto), ci ha fatto ridere anche un sacco. Nemmeno vi dico come ci ha convinti a provarle! Vi dico solo che ha cominciato con qualcosa del tipo “come non sapete cosa sono???” E da lì ha cominciato a elencarci tutte le ragioni per cui dovevamo assolutamente provarle! Le abbiamo comprate più perché ci ha ispirato simpatia quell’uomo, che per per la reale curiosità che ci ispiravano quelle caramelle e, invece, ecco un’altra sorpresa di questo viaggio… erano buonissime!
Mi sembra si chiamassero cuberdon e sono delle caramelle ripiene a forma di piramide (alcuni dicono naso), tipiche della cittadina belga di Gand.
Noi le abbiamo viste di tutti i colori, a seconda del sapore di frutta che avevano (verdi, gialli, viola, arancioni… ). Le vendevano anche in piccole bustine con dentro una per ogni gusto, per dar la possibilità di provarli tutti. Io ne ho assaggiata solo una per curiosità e l’ho trovata buonissima, anche se estremamente dolce (non adatta decisamente ai diabetici!).
L’esterno è duro e zuccheroso mentre l’interno, a base di sciroppo, è gommoso, o appunto, “sciropposo”. È questo che rende queste caramelle così particolari: hanno il cuore morbido. Ve ne mostro una.
3 – Anche a Bruxelles c’è un interessantissimo free tour in italiano
Amo organizzare i miei viaggi fai da te, comprare una guida, crearmi degli itinerari e scoprire ogni nuovo posto al mio ritmo, però, dopo aver provato per curiosità i tour del Tour italiano a Praga e quello di Sfumature di Budapest a Budapest, sono diventata una vera fan di questi tour, organizzati da italiani che vivono sul posto e che in un paio d’ore ti portano alla scoperta della città, spiegandoti un po’ di storia, raccontandoti aneddoti e facendoti notare cose a cui probabilmente non avresti fatto caso da solo, e che invece ti vengono mostrate attraverso gli occhi di un italiano come te, che sul posto ci vive ogni giorno. Da italiana residente all’estero capisco quanto il punto di vista sia diverso da quello di una guida normale o di un locale.
La sorpresa è stata che non pensavamo che anche a Bruxelles ci fosse la possibilità dei free tour in italiano (sempre per quell’idea sbagliata che avevamo che a Bruxelles non ci fosse molto da vedere). Invece ci sbagliavamo! Avendone fatti già in altre città, quando siamo passati davanti alla Cattedrale e abbiamo visto un gruppetto che seguiva un ragazzo con l’ombrellino tricolore, abbiamo subito riconosciuto lo stile e ci siamo avvicinati per chiedere informazioni. Ci è stato detto che avremmo trovato il prossimo tour la mattina dopo nella piazza principale (la famosa Grand-Place), intorno alle 10.30/10.45. Ovviamente la mattina dopo ci siamo presentati in piazza per il tour e non ce ne siamo pentiti: come gli altri, è stato molto interessante. Abbiamo gironzolato per un paio d’ore col gruppo e poi siamo partiti alla volta di Gand dopo pranzo.
I ragazzi che organizzano i tour in italiano a Bruxelles hanno un sito web e una pagina fb. Se volete cercarli si chiamano: A zonzo tour. In alternativa, andate in piazza di mattina e li troverete sicuramente lì con l’ombrellino tricolore!
A proposito della Grand-Place: è davvero stupenda di giorno e di notte. Ovunque giriate lo sguardo vi lascia a bocca aperta!
Anche la Cattedrale l’ho trovata davvero molto bella comunque!
4 – La versione femminile del manneken pis
Un’altra sorpresa è stata scoprire che esiste una versione femminile del manneken pis (anche una versione animale in realtà, ma quella non siam riusciti a vederla). Già l’idea in sé che il simbolo di una città fosse una statuina di un bambino che fa la pipì ci faceva abbastanza sorridere, la scoperta che ne avessero creato anche una versione femminile è stata davvero una sorpresa! L’avevo letto prima di andare, ma vederla mi ha fatto sorridere davvero.
Non mi ha sorpreso la grandezza della statua del Manneken pis solo perché ci ero andata preparata. Avevo letto su alcuni blog che è molto piccola, quindi mi aspettavo effettivamente che fosse inferiore alle aspettative. La statua simbolo della città effettivamente è davvero molto piccola!
Mi è dispiaciuto solo non poterla vedere “vestita”. Ci hanno spiegato che solitamente, per qualunque evento o ricorrenza, qualcuno gli regala un vestito nuovo e la statuina lo indossa letteralmente. Ci hanno detto che c’è perfino un museo che conserva tutti gli abiti che negli anni sono stati regalati a questa statua (sembra siano circa 800). Questa è un’altra cosa che avremmo fatto se avessimo avuto più tempo per stare a Bruxelles (ribadisco, non ci saremmo annoiati! È un posto ricco di curiosità e musei fuori dal comune).
Eccolo qui, in tutta la sua “grandezza“! Come ci è stato fatto notare, molte delle rappresentazioni che se ne fanno, sono più grandi dell’originale! E questo è tutto un dire.
La leggenda racconta che durante una guerra, un bambino abbia fatto la pipì sulla miccia di una bomba spegnendola e salvando così tutta la città. Da allora è diventato il simbolo di Bruxelles.
Ho trovato questa leggenda simpatica almeno quanto gli abitanti del Paese. 🙂
Questa è la versione femminile del Munneken Pis. Sembra sia stata costruita per portare i turisti in un vicoletto ai tempi poco conosciuto e migliorare quindi l’economia dei ristoranti della zona.
La fantasia e l’ironia sono altre cose che non mancano a questo Paese.
Ho scattato questa foto a Taormina un paio di settimane fa durante il mio weekend in terra siciliana. Purtroppo la qualità della foto non rende al meglio lo spettacolo, ma vi assicuro che era stupenda la vista dell’Etna al tramonto… il fumo che fuoriusciva dal cratere sembrava quasi rosa. Bello, bello davvero.
Desideravo tornare a Taormina perché, quando un bel po’ di anni fa c’ero stata, ero di passaggio e non ero riuscita a girarla come avrei voluto. Nemmeno questa volta avevo moltissimo tempo, ma abbiamo provato a ottimizzarlo al meglio. In realtà temevo che, essendo inverno l’avremmo trovata spopolata, invece sono rimasta sorpresa da quanta gente ci fosse, nonostante il freddo.
Ovviamente non c’era la ressa che ci trovai andandoci in estate, ma questo è stato positivo, perché abbiamo potuto girarla godendoci la passeggiata, senza doverci far spazio tra la folla. Abbiamo girato per i negozietti, ci siamo seduti ad un bar davanti alla bellissima terrazza/belvedere che da sul mare, abbiamo visitato il Duomo (ancora aperto nonostante fosse ormai buio) e ci siamo goduti in serenità un bel tramonto.
A conti fatti, posso dire che è valsa la pena visitarla in inverno. Ha un fascino diverso, che non mi è dispiaciuto affatto, anzi!
Se siete stati a Taormina, riconoscerete in questa foto la sua piazzetta col belvedere, Piazza IX aprile. Da qui ci siamo goduti una vista davvero spettacolare.
Quello che più mi ha impressionato di quel paesaggio è stato poter guardare il mare e, solo girando di poco lo sguardo, anche l’Etna in eruzione. Il contrasto di fuoco e acqua nella stessa immagine mi ha lasciata a bocca aperta.
L’unica cosa che rimpiango di Taormina è stato non riuscire a visitare il suo anfiteatro greco, perché quando siamo arrivati, purtroppo era già chiuso (erano intorno alle 16.30). Probabilmente in estate gli orari sono diversi. In ogni caso, se vi trovate da quelle parti, vi consiglio di controllare su internet gli orari di apertura.
In compenso, sono riuscita a visitare il Duomo.
Questa è una foto del Duomo di Taormina by night. Si trova un po’ più avanti rispetto alla piazzetta con il belvedere. La prima volta che ci ero stata anni fa, me l’ero perso. Essendo un po’ di fretta, mi fermai a Piazza IX aprile, senza sapere che solo pochi passi più avanti avrei trovato il Duomo.
Questa volta invece, avendo più tempo per passeggiare, sono riuscita a passare all’ufficio del turismo che ci ha confermato che avremmo trovato ancora aperto il Duomo, anche se l’anfiteatro aveva già chiuso. Toccherà ritornarci, senza dubbio! Taormina è deliziosa, decisamente.
Se qualcuno dovesse passare un solo giorno in Sicilia e chiedesse: “Cosa bisogna vedere?” risponderei senza esitazione: “Taormina”.
(Guy de Maupassant)
Ma perché siamo andati così tardi a Taormina?
La ragione per cui siamo arrivati tardi in realtà, è stata che di strada, abbiamo deciso di fare anche una tappa alle Gole dell’Alcantara, un posto che io considero davvero speciale.
Andare a Taormina e non passare a vedere le Gole è un gran peccato. Sono davvero a pochi km di distanza da Taormina e valgono decisamente una visita.
Anche lì c’ero stata anni fa, in estate, ma il desiderio di tornarci è stato più forte del tirare dritti verso Taormina… l’acqua mi richiama sempre, che sia mare, cascata o una semplice fontana. È sempre stato così.
Temevo che fossero chiuse in inverno, invece, per mia sorpresa, le ho trovate aperte (prima di deviare ho controllarto su internet). Non c’era moltissima gente ma era possibile entrare e fare tutto il percorso come in estate, a un prezzo decisamente ridotto.
Abbiamo pagato 7 euro a testa, mentre d’estate il prezzo è circa il doppio. È vero anche che d’estate è possibile fare tantissime attività e risalire anche il corso dell’acqua, ovviamente con l’attrezzatura adatta.
Se siete interessati a visitarle, trovate molte informazioni sul loro sito web: Gole dell’Alcantara.
Il biglietto di 7 euro comprendeva 2 cose:
La forma delle rocce è davvero impressionante. La prossima volta, ci siamo già ripromessi di tornarci in estate, per poter provare il percorso in acqua. Dev’essere un vero spettacolo!
Questa è la spiaggetta sulla quale è possibile scendere con l’ascensore compreso nel biglietto. In realtà ci han detto che è possibile anche scendere con delle scale gratuite (ho dimenticato il numero di scalini, ma posso assicurare che me lo hanno detto… forse il mio cervello ha resettato l’informazione dopo aver percepito che si parlava di un numero con almeno 3 cifre!!!).
In questo periodo dell’anno, in ogni caso, le scale per scendere erano chiuse quindi… nostro malgrado, siamo dovuti scendere e risalire con l’ascensore! 😀
Comunque scendere vale proprio la pena, perché ti dà una prospettiva delle gole totalmente diversa.
Consiglio vivamente una vacanza a Taormina e alle Gole dell’Alcantara, confermando che vale la pena anche andarci in inverno.
Non si potrà andare al mare, ma la Sicilia è un’isola che offre così tante bellezze che non ci si annoia nemmeno nei mesi freddi, in cui è possibile godere tra l’altro della tranquillità che solo i periodi di bassa stagione possono regalare.
Ancora una volta, a distanza di poco tempo dall’ultima volta, mi ritrovo a scrivere un post di ringraziamento. Questa volta però, il mio grazie va in particolar modo ad Ale di 50 sfumature di viaggio, che mi ha inserito nelle sue nomination per il Blogger Recognition Award… che dire? Ancora una volta grazie di vero cuore.
Sapere che vi piace leggere ciò che scrivo e che magari lo trovate utile, non può che rendermi felice, perché da un senso a tutto… ma non mi dilungo con i ringraziamenti altrimenti mi perdo in chiacchiere e viene fuori un post lunghissimo (se desiderate leggere una mia lista di motivi per ringraziare, vi rimando all’articolo sulla top five di travel365).
Veniamo invece alle regole del Blogger Reconition Awards.
Sono poche e semplici:
Chi sono e come nasce il mio blog
Mi chiamo Rita e sono blogger per passione: passione per la scrittura, passione per i viaggi, passione per la fotografia. Tre cose che, messe insieme, sono gli ingredienti perfetti per la nascita di un blog a mio parere ed è proprio così che è nato il mio.
Viaggiare è per me un bisogno da sempre, seppure non abbia potuto coltivare questa passione da piccola come avrei voluto. Ho cominciato a farlo seriamente quando ho raggiunto quel minimo di indipendenza economica che mi permettesse di staccare di tanto in tanto dalla routine e di andare alla scoperta di questo mondo tanto immenso ed affascinante che ci ospita.
Adoro conoscere ogni luogo, che sia dietro l’angolo o a tanti km di distanza, purché mi regali qualcosa di nuovo, mi arricchisca, stimoli in qualche modo la mia curiosità e la soddisfi. Questa è la ragione per cui amo definirmi “una curiosa del mondo“, perché alla base del mio amore per i viaggi e delle mie mille passioni c’è sempre stata un’inguaribile e insaziabile curiosità, voglia di imparare, di scoprire… e il mondo è una fonte inesauribile di stimoli per me!
Insomma, adoro scrivere (potrei farlo per ore!), adoro la fotografia (anche se non ho ancora una macchina fotografica degna di questo nome), viaggiare è una delle mie più grandi passioni e credo che la condivisione, se usata nel giusto modo, sia una cosa meravigliosa. Trovo straordinario il poter condividere con altri ciò che ho visto, ho imparato, ho scoperto… crea una rete stupenda, che dovrebbe essere la base di questo mondo che ormai non ha più le barriere e le distanze di un tempo.
Questo blog è nato a Barcellona, la città in cui sono espatriata circa 3 anni fa (qui trovate l’articolo che parla del mio espatrio in terra catalana: Barcellona solo andata).
Ho cominciato a scrivere questo blog al ritorno da uno straordinario tour on the road in Andalusia fatto nella primavera del 2016. È nato sulla scia dell’entusiasmo di tutti i posti straordinari visitati nel sud della Spagna (tra i post più vecchi ne trovate infatti alcuni su Siviglia, Cordoba, Cadiz… ).
Pensandoci, di quel viaggio manca ancora un post su Granada e uno su Malaga ma, siccome ho sempre scritto seguendo l’istinto, non c’è sempre un filo temporale nei miei racconti. Mi lascio guidare dalle sensazioni del momento. Credo che la passione non vada mai ingabbiata in schemi, ma lasciata fluire libera e spontanea, come la scrittura… 🙂
Consigli ai nuovi blogger
Non ho grandi consigli da dare ai nuovi blogger perché non mi sento una guru in questo campo. Ho iniziato a scrivere per il piacere di farlo e continuo a farlo per la stessa ragione, anche se mi appassiona ogni tanto leggere qualcosa sul seo e sul blogging. Perché? Perché – come ho già detto – sono estremamente curiosa e perché mi piace imparare e dare il meglio di me in ciò che faccio, anche se nel mio piccolo.
Credo che alla base di un bel blog ci debba essere tanta spontaneità e sincerità. Quello dei blogger è un mondo talmente vasto che l’unica cosa che ci distingue da mille altri è essere semplicemente quello che siamo. Io parto sempre dall’idea che, se volessi leggere una guida senza un minimo di personalità, non andrei su un blog ma mi cercherei appunto una guida in libreria o in rete e che, se volessi leggere la trama di un libro senza un minimo di considerazioni personali, mi basterebbe cercare la trama nuda e cruda su internet. Il blog deve dare qualcosa in più secondo me. Questa è l’unica cosa che mi sento di consigliare a chi desidera scrivere un blog. Ovviamente questo è solo il mio modestissimo parere, da lettrice prima che da blogger. 🙂
Nominare altri 15 blog:
Questo credo sia il punto più difficile, perché seguo molti bei blog e sceglierne solo 15 non è facile. Ultimamente non riesco a stare al passo con tutti per semplice mancanza di tempo ma, quando posso, vi seguo con enorme piacere!
Ne nomino 15 come da regolamento, ma la lista dovrebbe essere molto più lunga!
Avrei altri blog da citare, ma sicuramente ci saranno altre occasioni per farlo. Nel frattempo, ringrazio ancora chi mi ha nominato e tutti coloro che, passando di qui, lasciano sempre un segno o un saluto.
Vi abbraccio tutti.
Rita
Oggi mi allontano un po’ dall’Europa dell’Est, per tornare a parlare della calda nazione spagnola, che mi ospita da circa tre anni. Questa foto è stata scattata a Valencia, l’anno scorso, in un parco che è stato creato all’interno del letto di un fiume e che taglia in due una parte della città. Da quello che mi hanno spiegato, il corso originale del fiume è stato deviato e nel suo letto è stato creato un lungo parco. È lì che è possibile trovare questa simpaticissima statua di Gulliver, sulla quale i bambini si divertono ad arrampicarsi. L’ho trovata decisamente originale e mi ha ricordato il libro letto da ragazzina.
È la prima volta che parlo di Valencia nonostante ci sia stata due volte, la prima per un rapido week end con un’amica e la seconda durante il viaggio on the road dell’Andalucia fatto l’anno scorso. Partimmo da Barcellona con la macchina e – avendo bisogno di una tappa per spezzare il viaggio – pensammo che Valencia fosse un’ottima opzione. Entrambe le volte non era un viaggio preparato (amo studiare una meta prima di andarci) quindi non ricordo nel dettaglio i nomi di tutto ciò che ho visto. Però posso raccontarvi le mie impressioni e mostrarvi delle foto, che di solito sono anche più eloquenti delle parole.
Se ripenso alla città di Valencia, le cose che mi vengono in mente principalmente sono riassumibili in 3 punti:
Il centro storico: l’ho trovato molto carino e molto vivo. Ha qualcosa che mi ricorda Barcellona, ovviamente in piccolo. La Cattedrale è molto bella e possiede tre portali di accesso: la Puerta del Los Hierros, la Puerta del Palau e la Puerta de los Apostoles. La prima è barocca, la seconda romanica e la terza gotica. Insomma è un mix di tutta la storia architettonica della città. Sembra che, precedentemente, al suo posto, vi fossero un tempio romano e una moschea.
All’inizio, credevo che alla cattedrale vi si accedesse solo davanti, invece girandole intorno, la si può ammirare in tutta la sua bellezza.
Questo è un particolare della Cattedrale che mi è piaciuto molto. Sembra quasi una sorta di colosseo dalla forma.
Alle spalle della Cattedrale, continuando a camminare, ci si ritrova in questa piazza, con una grande fontana. Una zona molto viva e graziosa a mio parere.
Un’altra cosa molto carina che ho visto nel centro storico di Valencia è l’Estación del nord. Si trova proprio accanto all’arena de toros di Valencia.
Oltre ad essere molto bella esternamente, lo è anche all’interno. Le pareti dell’atrio sono tutte fatte di mattonelle dipinte (mi ricorda vagamente la Estação de São Bento a Porto con i suoi stupendi azulejos, di cui prima o poi scriverò qualcosa). Vale la pena entrare a dare un’occhiata.
La zona delle spiagge: è lì che ho dormito la prima volta che sono stata a Valencia. È una zona piena di ristorantini e alberghi, a due passi dalle ampie spiagge. È piacevole passeggiare sul lungo viale sia di giorno che di notte.
Consiglio pratico: Se ci andate in alta stagione e desiderate mangiare in uno dei ristorantini sul lungomare (sono turistici ma può essere piacevole mangiare davanti alle spiagge), consiglio di prenotare un po’ prima. Per riuscire a mangiare una paella ne abbiamo dovuti girare tantissimi: erano tutti prenotati! Sapete che la paella originale è valenciana, vero? In teoria quella valenciana è con carne di coniglio, ma la fanno anche solo di pesce, di carne o di verdure.
La Ciutat de les Arts i les Ciències: credo che sia una delle cose che più mi ha impressionato di Valencia. In pratica sono una serie di edifici raccolti insieme in una zona che a me piace definire “futuristica“. Sembra di essere in uno di quei racconti del futuro in cui ti perdi tra navicelle spaziali e macchine volanti! Insomma, a me ha dato un po’ quest’impressione a primo impatto. In realtà sono raccolti in questa città delle scienze 5 differenti strutture, suddivise all’interno di tre aree tematiche: arte, scienza e natura. Uno di questi è un enorme acquario. C’è all’interno anche un ristorante “sottomarino”: il Ristorante Submarino L’Oceanografic. Io non ci ho mangiato, quindi non so esattamente come sia, però conto di farlo la prossima volta, se torno a Valencia. Mi ispira un sacco. Questo è il sito web dove è possibile comprare il biglietto online. Vi mostro qualche foto, giusto per darvi l’idea di com’è all’esterno.
Un’ultima cosa su Valencia. A parte la Paella Valenciana, vi consiglio di assaggiare l’horchata (orxata de xufa in valenciano). È una bibita fresca preparata con acqua, zucchero e il latte di un xufa appunto, un tubero. È molto buona e sembra abbia origini arabe.
Io l’ho assaggiata anche qui a Barcellona, ma non mi è piaciuta quanto l’originale valenciana. Ricordo che mi fecero anche vedere il tubero: è simile a una nocciolina all’apparenza. Se vi trovate da quelle parti, consiglio di assaggiarla, ma vi avviso, è molto dolce! 🙂
Questo è un post un po’ diverso dagli altri, perché un post di ringraziamento.
Questa mattina, mentre ero a lavoro, il mio telefono vibra sulla scrivania. Do un’occhiata rapida e vedo un’email di Travel 365. Credevo fosse quella che mi arriva per ricordarmi che posso candidare i miei post del mese, invece questa volta ci ho letto la parola “congratulazioni” e mi sono incuriosita.
In realtà avevo quasi dimenticato di aver candidato l’articolo su Praga, perché lo avevo pubblicato e poi non ci avevo pensato più. Quindi, il fatto che fosse stato votato e fosse rientrato nella top five del mese di ottobre non lo immaginavo proprio! Cosa dire? Grazie, 365 volte grazie!
Ma ora basta, non mi dilungo più altrimenti rischio davvero di arrivare a 365 grazie di questo passo! 😀
Insomma, il mio post vuole essere un grazie non solo per chi ha votato l’articolo, ma per ogni singola persona che passa di qua, legge, lascia un saluto o un semplice like e che da un senso a questa mia passione.
Dimenticavo, l’articolo di Travel365 è questo.
Quello su Praga invece, che mi ha regalato questa piccola soddisfazione, è questo quì.
Buona giornata e buon week end a chiunque passi di quì!
Rita
Nei due post precedenti su Budapest, avevo accennato al fatto che questa città avesse altre bellezze a parte il meraviglioso Parlamento e il suggestivo Bastione dei Pescatori, di cui vi ho già raccontato. Ma cos’altro nasconde Budapest, che valga la pena vedere? In verità, molto più di quanto si pensi.
Se avete un minimo di conoscenza di questa capitale saprete già che è divisa dal Danubio in due parti: Buda e Pest. Sulla riva di Buda si trova la collina con il castello, il bastione dei pescatori e la chiesa di Mattia. Su quella di Pest invece è concentrata la parte più viva della città e la vita notturna più accesa.
Noi abbiamo dormito a Pest. Avevamo una stanza nel quartiere ebraico, quasi di fronte alla Grande Sinagoga, quindi a poca distanza da piazza Deák. Abbiamo prenotato su booking.com come facciamo sempre e ci siamo trovati benissimo perché eravamo in una zona centralissima e piena di vita. La stanza non era il massimo a dire il vero, quindi non mi sento di consigliarvela, però la zona sì, perché da lì ci siamo spostati per arrivare un po’ ovunque: è super collegata, quindi comodissima. Nella piazza Deák, oltre a un bus che vi porta sulla collina di Buda, trovate anche la fermata della metro.
Il quartiere ebraico è pieno di sinagoghe. A differenza di Praga, non siamo riusciti a visitarle tutte internamente per mancanza di tempo, ma il giro del quartiere ebraico è stato ugualmente super interessante. Questo grazie anche ad Aron, un ragazzo italo-ungherese che organizza dei tour in italiano per la città e che ci ha fatto scoprire tantissime cose di Budapest, che probabilmente non avremmo apprezzato a pieno.
Non siamo soliti fare tour come questi però, sia a Praga che a Budapest abbiamo voluto sperimentarli questa volta e ci siamo trovati talmente bene che, se ce ne capitasse l’occasione, ripeteremmo probabilmente l’esperienza.
Con Aron la sensazione è stata quella di avere un amico in zona che ci faceva da cicerone per la città, un cicerone molto preparato a dirla tutta. Tanto che, prima di andare via, siamo passati a fargli un saluto, dispiaciuti all’idea di andarcene senza ringraziarlo un’ultima volta.
Abbiamo trovato in lui un ragazzo di una gentilezza fuori dal comune. Pensate che gli abbiamo chiesto info su un locale in cui volevamo cenare e si è proposto di telefonare personalmente per prenotarci un tavolo. Un dettaglio che ci è rimasto impresso. Si è comportato davvero come farebbe un amico, nonostante non lo avessimo mai visto prima. Se volete info sui suoi tour, potete trovarlo anche su FB. Questa è la sua pagina: Sfumature di Budapest. Potete anche mandargli un messaggio, di solito risponde prestissimo.
Info pratica: il nome del locale dove siamo stati a cena è Sir Lancelot. Potete dare un’occhiata al sito: http://sirlancelot.hu/. Si tratta di un locale in stile medievale, dove mettono in scena spettacoli in costume dell’epoca durante tutta la cena. A noi è piaciuto da morire e ci abbiamo mangiato dell’ottima carne. Conviene prenotare per trovare posto.
Tornando al quartiere ebraico, sono rimasta impressionata dalla Grande Sinagoga, chiamata anche Sinagoga Dohány, dal nome della strada del quartiere in cui si trova. L’ho trovata bellissima. Sembra sia il più grande edificio di culto ebraico d’Europa e che possa accogliere fino a 3000 persone. È la seconda nel mondo, dopo quella di New York.
Questo la dice lunga sulle bellezze di Budapest: ha la seconda sinagoga più grande del mondo e il secondo parlamento più grande d’Europa dopo quello di Bucarest, vi sembra poco?
Ma la Grande Sinagoga non è l’unica del quartiere ebraico di Pest. Vi mostro una foto di altre due sinagoghe, una accanto all’altra, totalmente differenti nello stile.
Altro particolare del quartiere ebraico che mi ha colpito sono i murales. Ce ne sono di vario tipo, a mio parere tutti molto belli. Aron ci ha raccontato il significato di alcuni di essi, ma non voglio rovinarvi la sorpresa, quindi vi lascio giusto qualche foto.
Ovviamente la zona di Pest non si limita al solo quartiere ebraico. Proseguendo verso piazza Deák, ci si ritrova nel pieno centro della vita cittadina, dove trovate anche il viale più turistico della città: Andrássy út. È lì che si trova anche l’Hard Rock café di Budapest.
Uno dei palazzi che vi consiglio di non perdere invece durante la visita al quartiere di Pest è quello dell’Opera di Budapest.
Io l’ho trovato davvero bello, soprattutto all’interno. Vi mostro l’ingresso, zona in cui è possibile accedere senza pagare.
Altra cosa da non perdere a Pest è la Piazza degli eroi, una piazza molto vasta, circondata da un colonnato e con al centro un grande obelisco. Purtroppo noi non ce la siamo goduta come avremmo voluto perché quel giorno il termomentro segnava ben 42 gradi (erano i primi di agosto) e il sole cadeva a picco sull’intera piazza, ma è valsa ugualmente la pena vederla.
Alle spalle della piazza c’è un parco, all’interno del quale vi è un altro dei miei posti preferiti a Budapest: il Castello Vajdahunyad.
Il parco Varosliget è circondato da un lago che si trasforma in una pista di pattinaggio in inverno e il castello sembra uno di quelli usciti dalle fiabe.
Curiosità: In realtà il castello Vajdahunyad non è reale. Venne realizzato originalmente in legno e cartapesta per una celebrazione e solo successivamente fu ricostruito in muratura. Nel realizzarlo furono combinati insieme più stili, dal gotico al barocco. All’interno ospita attualmente il Museo dell’Agricoltura, uno dei più grandi d’Europa (altro primato).
Se mi fermassi qui, avrei già abbastanza motivi per dire che Budapest è una città ricca di bellezze e di tesori da scoprire, ma siccome c’è ancora tanto da dire sulla capitale ungherese, per non dilungarmi troppo, provo a riassumervi almeno altre 4 cose che vale assolutamente la pena vedere a Budapest.
Spero di aver dato almeno un po’ un’idea di quante bellezze racchiuda Budapest. A me ha decisamente stupito. Me l’aspettavo bella, ma non così tanto. È stata una scoperta continua e, se riuscissi a tornarci, so che ancora avrebbe tanto da raccontarmi e da mostrarmi. Uno di quei rari casi in cui tornerei in un posto, seppure l’ho già visitato, perché so che avrei ancora tanto da scoprirvi.
Ho cominciato a parlare di Budapest in un altro post, dedicandomi a dare delle info sul suo Parlamento ma, se dicessi che le bellezze della stupenda capitale magiara si limitano solo a questo, le farei un torto enorme. Il bastione dei pescatori, la chiesa di Mattia, il Ponte delle catene, la Piazza degli Eroi sono solo alcune delle meraviglie che nasconde la città ungara per eccellenza. Budapest è questo e molto di più…
Ma andiamo per gradi. Una delle prime cose che mi tornano in mente quando ripenso a Budapest, è la collina di Buda e il suo stupendo Bastione dei pescatori.
Ma cos’è esattamente il Bastione dei Pescatori?
Potrei cominciare col rispondere che è uno dei miei posti preferiti a Budapest, ma non vi sarebbe di grande aiuto a capire di che si tratta. Per dare una definizione più utile, direi che possiamo considerarlo un belvedere, perché è situato in un punto alto della collina di Buda, dal quale è possibile godere di un meraviglioso panorama sul Danubio e sul Parlamento.
Strutturalmente è un vero e proprio bastione, costruito sulla collina del castello, a pochi passi dalla chiesa di Mattia. Ha preso il nome di bastione dei pescatori perché, nel Medioevo, era proprio la corporazione dei pescatori quella che si occupava di difendere questo tratto delle mura.
Io l’ho adorato appena l’ho visto. Ne avevo sentito parlare molto, soprattutto quando ho iniziato a documentarmi sulla città e a organizzare il viaggio, ma è una di quelle cose che di Budapest mi ha sorpreso: l’ho trovato molto più bello di quanto mi aspettassi. Forse perché mi aspettavo un semplice belvedere, o forse perché quell’insieme di torrette di mattoni chiari che affacciano sul Danubio sono state un bellissimo colpo d’occhio appena le ho viste.
Un consiglio: secondo me, il momento migliore per salire sulla collina del castello di Buda, è poco prima del tramonto, perché a quell’ora è possibile scattare delle foto con la luce, godersi il panorama di giorno, senza per questo perdersi l’atmosfera suggestiva che si crea poco più tardi, quando inizia a calar la sera e i lampioni mano mano si accendono: uno spettacolo da non perdere, soprattutto per i più romantici.
Le mie foto non ne rendono a pieno la bellezza, ma vi assicuro che merita davvero.
Proprio accanto al bastione dei pescatori, c’è la bellissima Chiesa di Mattia.
Ne approfitto per darvi un consiglio pratico: se decidete di salire sul bastione di pomeriggio e volete visitare la chiesa, tenete in considerazione che, dopo un certo orario, non è più possibile entrare. È difficile visitarla anche di sabato, perché vi celebrano spesso dei matrimoni. Noi ci siamo trovati lì di venerdì sera e di sabato mattina e in entrambe le occasioni l’abbiamo trovata chiusa. Abbiamo provato più volte a chiedere di lasciarci guardare almeno da fuori l’interno, ma non c’è stato verso: non ci hanno permesso di avvicinarci per sbirciare nemmeno un secondo. Quindi, se volete visitarla, il mio consiglio è controllare bene gli orari di apertura al pubblico.
In ogni caso, già da fuori fa un gran bell’effetto.
Io l’ho trovata davvero stupenda. In modo particolare sono rimasta affascinata dal tetto e dai suoi colori. Non smettevo di fotografarlo da ogni angolazione!
Per raggiungere il Bastione dei pescatori e la chiesa di Mattia sulla collina del castello di Buda, è possibile prendere un bus che arriva fino alla piazza davanti alla chiesa. Il bus parte proprio dal centro di Budapest, a pochi passi dal tempio protestante di piazza Deák.
Questa è parte della vista che si può godere dall’alto del Bastione dei Pescatori.
Ovviamente l’edificio enorme che vedete è il Parlamento di Budapest. È il secondo parlamento più grande d’Europa, dopo quello di Bucarest. Trovate maggiori info sul Parlamento in questo post: Parlamento di Budapest.
Come accennavo all’inizio, la bellezza di Budapest non si limita solo alla collina di Buda e al Parlamento, ma preferisco non dilungarmi troppo in un unico post e dedicare ad ogni racconto e ogni ricordo il tempo che merita, lasciandomi guidare sempre un po’ dall’istinto e dai ricordi. Quindi, tornerò a parlare delle meraviglie della capitale ungherese in un’altra occasione.
A presto!
Nel mio ultimo post su Praga e il Ponte Carlo, avevo promesso di tornare a scrivere di questa meravigliosa città, di dare qualche info pratica e spiegare perché vorrei tornare a visitarla. Siccome per me promessa è debito, eccomi a scrivere nuovamente della stupenda capitale della Repubblica Ceca.
Non amo fare elenchi, però – in casi come questo – sono decisamente adatti. Quindi, comincio il mio nuovo post su Praga elencandovi le ragioni per cui desidero tornarci.
1 – La prima ragione per cui voglio tornare a Praga è per rivederla d’inverno con il freddo e, se sono fortunata, con la neve. Il fatto di averla visitata in estate non mi dispiace, perché mi sono goduta un suo volto limpido, accompagnato dal cielo azzurro e da una temperatura che, a parte picchi di caldo – soprattutto nella giornata in cui abbiamo visitato Nove Mesto – ci ha permesso di girare un po’ ovunque senza battere i denti. Però Praga l’ho sempre immaginata con la neve e, quella sua atmosfera romantica, credo possa apparire ancora più speciale d’inverno. Ho voglia di girare per le sue strade e tornare sul Ponte Carlo, con sciarpa e cappotto… non so spiegare perché. Potrebbe sembrare follia ma, nel momento stesso in cui ho messo piede in città, ho sentito che dovevo tornarci in inverno. Magari me ne pentirò, ripensando con malinconia alle temperature estive, però sento che avrei conosciuto Praga solo a metà senza rivederla in pieno inverno.
2 – La seconda ragione per cui desidero tornare a Praga è che grazie anche al “Tour italiano Praga”, ragazzi italiani che vivono lì e che organizzano dei Tour stupendi per la città, ho cominciato ad appassionarmi moltissimo anche alla storia di questa capitale, di cui conoscevo davvero poco prima. Quindi, da quando sono tornata, presa un po’ anche dalla malinconia di questa città che mi ha rapito il cuore, ho messo in lista tra i libri da leggere alcuni ambientati nella capitale ceca, così quando ci tornerò ne saprò di più e potrò apprezzarne ancor di più l’atmosfera e le sfumature.
Se conoscete qualche libro che parli di Praga o che vi sia ambientato, una segnalazione su un bel libro è sempre gradita!
A proposito: consiglio vivamente i tour con i ragazzi del Tour Italiano Praga: sono preparatissimi e sanno coinvolgere moltissimo mentre ti portano alla scoperta di una città che ha davvero tanto da raccontare. Li trovate nella piazza principale di Stare Mesto, con l’ombrellino tutto tricolore. Avvicinatevi anche solo per chiedere info, sono gentilissimi! Questa è la loro pagina FB: https://www.facebook.com/TourItalianoPraga/. Io ho fatto il tour di Stare Mesto, quello di Nove Mesto, quello di Mala Strana e del Castello e quello del quartiere ebraico con le sinagoghe… e ne sono valsi tutti estremamente la pena! Mi spiace solo di non essere riuscita a fare quelli che organizzavano fuori città per mancanza di tempo… ma questo è un altro motivo per tornarci!
3 – Un’altra delle ragioni per cui devo assolutamente tornare a Praga, sono senza ombra di dubbio i Trdlo! Dei dolci buonissimi che vendono in vari punti del centro città e che non avevo mai assaggiato da nessun’altra parte… sono davvero deliziosi! Ne ho assaggiato anche una versione con il gelato quest’estate. Se solo ci penso… addio sana alimentazione!!! Successivamente li ho visti anche a Budapest nella zona dell’Hard Rock café, ma avevano un nome totalmente diverso, che sinceramente ho dimenticato.
In ogni caso, sono inconfondibili perché sono cotti su delle griglie, tipo pollo allo spiedo. Vi consiglio di assaggiarli. Io, almeno una volta nella vita, devo mangiarne un altro! Quindi, non posso non tornarci! Ve li mostro in foto, così non potete sbagliarvi.
Questa è la versione con il gelato!
E questo è il modo in cui li preparano:
4 – Mi sono innamorata dell’Art Noveau Liberty dei palazzi di Praga. La costante dei miei pochi giorni nella capitale Ceca, è stata che non riuscivo a guardare avanti a me mentre camminavo, (rischiando di sbattere rovinosamente da qualche parte!) perché passavo la maggior parte del tempo con lo sguardo rivolto verso l’alto ad osservare gli stupendi palazzi che si susseguivano per tutto il centro storico di Praga. Era impossibile non lasciarsi conquistare… sono di colori differenti l’uno dall’altro, diversi a volte anche nella forma, eppure creano una scia di totale armonia che mi ha lasciata a bocca aperta.
Anche solo per un giro in centro tra i suoi palazzi Liberty, Praga vale una seconda visita, senza il minimo dubbio!
5 – Non ho lasciato un segno del mio passaggio sul Muro di John Lennon.
Questa è un’altra ragione per cui devo tornare a Praga. Quando mi sono trovata davanti al muro, avrei voluto lasciare un segno, un cenno, una frasetta, o una semplice firma, ma non mi ero attrezzata di pennarello… quindi tocca che ci ritorni!!! 😀
Info pratiche: Potete trovare il muro attraversando il Ponte Carlo. Venendo dal centro e andando in direzione Mala Strana, poco prima che il ponte sia terminato, sulla sinistra, trovate delle scale che scendono su una strada. Una volta giù, prendete la prima traversa sulla destra e passerete davanti al Pub di Jonh Lennon: poco più avanti troverete anche il muro.
Proprio di fronte al Pub di cui vi ho parlato, si trova un ristorantino troppo carino dove abbiamo mangiato benissimo e dove sono stati gentilissimi. Ve lo consiglio vivamente, soprattutto se cercate un posto romantico. È proprio accanto alla ruota di un mulino con un folletto… non potete sbagliarvi! Il nome dovrebbe essere questo: Velkoprevorsky Mlyn. Ma per sicurezza vi lascio qualche foto. È sicuramente un posto che attira turisti, ma io ci ho mangiato molto bene e in un’atmosfera davvero suggestiva!
6 – Nel tour delle Sinagoghe, per mancanza di tempo, mi sono saltata quella “vecchia”, la più antica. Il giro del quartiere ebraico lo abbiamo fatto l’ultimo giorno prima di partire per Vienna. Ci siamo soffermati molto nella Sinagoga accanto al Cimitero di Praga e nel cimitero stesso, che sono stati davvero una visita forte dal punto di vista emozionale. In quella Sinagoga le pareti bianche sono tappezzate di tutti i nomi degli ebrei cechi e moravi morti, rimasti vittime della persecuzione nazista. Sono stati scritti a mano 80.000 nomi.
Ho avuto l’istinto di mettere una mano su una parete ed ho provato una sensazione intensa. Sentivo il desiderio di stabilire un contatto, come a poter donare una carezza per lenire la sofferenza che quei nomi mi trasmettevano. Ma certe emozioni sono difficili da spiegare…
Nella Sinagoga Pinkas sono conservati anche tantissimi disegni dei bambini che erano stati rinchiusi in un campo di concentramento: vederli è indubbiamente un’esperienza che non lascia indifferenti.
In ogni caso, tra questa sinagoga e il Cimitero ebraico, trascorremmo un bel po’ di tempo. Dedicammo il resto del tempo a girare le altre sinagoghe che erano comprese nel biglietto, senza accorgerci – fino all’ultimo momento – che nel ticket non era compresa la Sinagoga più antica (quella legata alla leggenda del Golem). Il tempo ormai stringeva, quindi… è saltata! Devo tornare a Praga per vederla. In compenso, abbiamo visitato la Sinagoga spagnola che è davvero molto bella.
Prima di mostrarvi qualche foto delle sinagoghe, un consiglio pratico: se fate il biglietto nelle singole sinagoghe si può pagare solo in contanti. Se invece volete pagare con bancomat, chiedete di indicarvi l’ufficio che fa anche i biglietti cumulativi (si trova nei vicoletti del quartiere ebraico). Ci risparmierete anche qualcosina!
7 – Ho lasciato per ultimo il Ponte Carlo, perché ho parlato diffusamente nell’altro post (#Praga – Il Ponte Carlo al tramonto e i suoi musicisti: poesia pura) di quanto me ne sia innamorata. Ovviamente rientra a pieno titolo nelle mie personali motivazioni per tornare a Praga, prima o poi!
Ci sarebbero tante altre cose da dire su Praga, sul perché l’ho adorata e perché vale una visita o una seconda e una terza, ma per ora mi son dilungata anche troppo… alla prossima! 🙂
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